Tutto sugli ascensori - [p3]
Articolo di Giovanni Zagni per www.ilpost.it
Nel campo degli affari esiste poi il mito dell’elevator pitch: ovvero il discorso che un dipendente deve tenersi pronto nel caso in cui gli capiti la rara fortuna di fare un viaggio in ascensore con un dirigente importante dell’azienda. Avrà circa un minuto per raccontargli il suo progetto brillante: dovrà essere rapido e conciso. Per chi si volesse allenare, la Harvard Business School fornisce un “Elevator Pitch Builder” per aiutare i suoi allievi (e gli interessati) nella preparazione.
Il futuro degli ascensori
Anche se nei suoi meccanismi fondamentali gli ascensori sono cambiati poco dalla metà dell’Ottocento, gli ultimi anni hanno visto qualche innovazione degna di nota. I cavi di acciaio hanno alcune limitazioni imposte dalle leggi della fisica. Oltre i cinquecento metri di lunghezza, diventano troppo pesanti per essere pratici, e oltre i 950 metri il loro stesso peso li fa allungare e rompere. La Otis ha introdotto da pochi anni un sistema per sostituire i cavi con cinture piatte fatte di poliuretano rinforzato: questa innovazione, che rende il sistema di trazione più leggero, più resistente e più conveniente dal punto di vista energetico, ha anche reso possibili impianti che occupano meno spazio.
Fino alla fine degli anni Cinquanta, gli ascensori erano manovrati da operatori in cabina che provvedevano manualmente a fermarsi ai piani desiderati. Nell’arco di qualche anno si passò al sistema automatico con i pulsanti in cabina che viene utilizzata ancora oggi: ma una delle novità degli ultimi anni riguarda proprio la possibilità di eliminare la pulsantiera. La Schindler e la Otis, infatti, hanno installato in alcune centinaia di edifici degli Stati Uniti (soprattutto sedi di uffici, o alberghi) un sistema centralizzato di gestione degli ascensori. Gli utenti selezionano su una consolle al piano terra il piano a cui vogliono andare e vengono indirizzati a un ascensore stabilito dal sistema. Questo può allungare i tempi di attesa, ma i viaggi sono senza interruzioni (e senza le snervanti “fermate fantasma”, quando l’ascensore si ferma e non entra nessuno) e c’è meno gente per ogni cabina. E ci sono anche altri vantaggi: a Denver, uno studio legale ha chiesto alla Schindler che il sistema di controllo non assegni mai lo stesso ascensore ai suoi impiegati e ai dipendenti di un ufficio dell’Internal Revenue Service, l’ente statunitense che si occupa delle tasse che ha sede nello stesso palazzo.
Gli “ascensori intelligenti” non hanno bottoni all’interno, perché sanno già qual è la destinazione dei passeggeri. Ma se sarà questo il sistema del futuro, dovranno fare di nuovo i conti con la psicologia: alcune persone provano un senso di disagio a non poter intervenire durante il viaggio in ascensore, sentendosi in qualche modo “rapiti” dalla macchina. I costruttori, in passato, hanno dimostrato di conoscere bene questo desiderio di tenere le cose sotto controllo: questo è il motivo per cui, nella maggior parte degli impianti costruiti a partire dagli anni Novanta, il pulsante di chiusura delle porte non funziona normalmente, ma solo quando viene inserita la chiave. È lì per dare l’impressione che funzioni, e per convincerci che in realtà siamo noi a poter decidere quando partire (o almeno di partire più in fretta) ma premerlo non ha nessun effetto. Come dice il New Yorker, è un po’ come una piccola preghiera.
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