Ascensori antisismici: il parere del prof. Duilio Benedetti
Tra i rischi nell’uso dell’ascensore c’è quello dei terremoti. Nelle zone ad alto profilo sismico vi sono avvisi che ricordano di non usare l’ascensore, non solo in caso di incendio, come regolarmente è indicato ovunque, ma anche in caso di terremoto. In Giappone recentemente hanno messo a punto
ascensori antisismici: ma non si tratta di cabine che possono viaggiare anche durante l’evento sismico, bensì di impianti dotati di sensori di alta qualità che percepiscono anche i minimi movimenti tellurici che precedono l’erompere vero e proprio del sisma e per conseguenza si bloccano consentendo l’efflusso dei passeggeri e impedendo che altri vi entrino.
Si tratta di un sistema sviluppato a seguito del terremoto di Los Angeles del 2004, quando centinaia di persone rimasero bloccate nelle cabine e ci vollero giorni per liberarli tutti: in situazioni di disastro, il numero dei soccorritori e le urgenze del momento comportano una dilatazione dei tempi di intervento.
Il
Prof. Duilio Benedetti, Docente al Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Milano, conferma: “
Allo stato dell’arte non v’è alcuna possibilità di far muovere gli ascensori in caso di terremoto”.
Può approfondire un poco le ragioni di questo?“Dal punto di vista strutturale, le gabbie degli ascensori costituiscono un punto di forza degli edifici, in quanto contribuiscono al sistema di controventatura dell’edificio.
I vani entro i quali scorrono sono collocati in strutture di calcestruzzo armato che partecipano al sistema di resistenza alle azioni orizzontali, specie quando si trovano in prossimità della zona baricentrica. Così si può dire che, nel caso di eventi sismici, la struttura entro cui alloggia l’ascensore ha una funzione importante. Ma l’ascensore in quanto tale, dal punto di vista funzionale, diventa una trappola. In primo luogo occorre pensare che in caso di sisma la corrente elettrica immediatamente si interrompe e questo blocca gli ascensori.
In secondo luogo, le forti sollecitazioni sulla struttura portano a una deformazione delle guide lungo le quali scorre la cabina: pur se la deformazione è piccola, questa non potrebbe più muoversi anche qualora vi fosse l’energia necessaria per azionare i motori. Ricordo che quando si schiantò l’aeroplano contro il grattacielo Pirelli a Milano, il problema più grosso fu liberare le persone che erano rimaste intrappolate negli ascensori: il movimento impresso alle strutture dall’impatto fu sufficiente a bloccare le cabine.
Quindi, in caso di terremoto l’unica difesa è non entrare in ascensore”.
E che accade con i diversamente abili che non possono servirsi delle scale?“Una volta cessate le scosse, occorre aiutarli a scendere per le scale. Durante le scosse occorre invece semplicemente aspettare: il rischio è che ci si accalchi, e in questo caso anche le scale diventano trappole pericolose...”.
Lo stesso vale per le scale mobili?“No, nel senso che non si trasformano in una trappola ma, come accade con gli ascensori, anch’esse si deformano e si bloccano...”.
Vista e pianta del grattacielo Pirelli di Milano. Progettato a metà degli anni

Cinquanta, vi si riconosce in particolare la mano di Gio Ponti. La struttura entro la quale si muovono gli ascensori è in posizione mediana. Quando il 18 aprile 2002 un piccolo velivolo si schiantò contro la facciata est dell’edificio, all’altezza del 26mo piano, tra l’altro provocò il blocco degli ascensori. Occorsero parecchie ore per permettere a chi vi era rimasto intrappolato di uscire. I vani scala, posti anch’essi entro cellule in cemento armato, ma alle estremità del grattacielo, hanno consentito una rapida fuoriuscita delle persone, oltre che l’opera dei soccorritori.
Intervista al prof.
Duilio Benedetti,
Docente al Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Milano di
L. Servadio per "L'Ascensore"
Di Baio EditoreCondividi su Facebook Fonte: L'Ascensore - Di Baio EditoreNews inserita il 27/10/2009 09:49:32 |
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